Sempre meno italiani

Ben trovati, è storia di ieri il trasferimento(record direi) del difensore Giovanni Leoni nato il 21-12-2006, quindi ancora diciottenne, al Liverpool per 35 milioni di euro piu’ bonus. Nonostante la giovanissima età Leoni ha già all’attivo tre campionati tra i professionisti in Italia: la sua è stata una escalation senza freni: una stagione in serie C con il Padova con esordio tra i professionisti, poi una stagione in serie B con la Sampdoria, dove mette a segno il primo gol in carriera, e lo scorso anno , una stagione con il Parma, dove esordisce in serie A disputando 17 gare mettendo a segno una rete. Ieri 15 agosto è stato perfezionato il suo passaggio al Liverpool, fra le squadre piu’ titolate e attualmente piu’ forti al mondo. Complimenti al ragazzo , per questa ascesa irrefrenabile, sono certo che a breve potrà diventare una pedina di riferimento anche per il reparto arretrato della nostra Nazionale, che ha bisogno di nuovi talenti per rinnovarsi. Quello però che mi fa un certo effetto, è come i nostri migliori talenti, lascino il nostro campionato cosi’ presto, che non ci sia la forza per trattenerli e come soprattutto la nostra serie A, si stia sempre piu’ svuotando di calciatori made in italy.

Non parliamo solo di grandi fenomeni, come indubbiamente Leoni sta dimostrando di essere, ma se guardiamo le rose della nostra serie A, troviamo sempre meno elementi italiani, anzi in molti casi , trovare calciatori italiani è quasi una rarità. Mi viene in mente l’esempio, del Lecce, società diretta dal grande scopritore di talenti Pantaleo Corvino, salentino DOC, con una grande carriera alle spalle, anche con Fiorentina e Bologna; va detto che l’obiettivo della proprietà è mantenere la categoria e valorizzare nuovi talenti, da vendere al meglio, e il Lecce, negli ultimi anni, è riuscito benissimo a perseguire entrambi gli obiettivi. Scorrevo la rosa del Lecce attuale (ricordiamo che il mercato non è terminato), qualche giorno fa e vedevo come sono solamente due gli italiani in rosa, fra i quali il portiere Vladimiro Falcone; nella scorsa stagione solo il 15% dei giocatori della prima squadra erano italiani. Discorso analogo per l’ Udinese, che da anni si conferma senza problemi in serie A, e valorizza giocatori, o ne rivitalizza altri. Quest’anno ha venduto il centravanti Lucca al Napoli campione d’Italia, per 35 milioni di euro, dopo che due stagioni fa era finito un po’ nel dimenticatoio, dopo una stagione negativa in Olanda.

La compagine friulana, allenata da un allenatore serbo-tedesco, lo scorso anno oltre al citato Lucca , aveva in squadra come italiani solo il portiere di riserva ormai quarantenne ( classe 1985) Padelli, e l’altro giovane terzo portiere Edoardo Piana ( mai sceso in campo) solo il 10% dell’intera rosa , era costituita da giocatori italiani, ma il solo Lucca di fatto, ne è stato parte attiva nel corso della stagione. In questa sessione di calciomercato è arrivato il giovane Bertola dallo Spezia , ma la percentuale di italiani è rimasta pressochè la stessa (ricordiamo sempre a circa 15 giorni dalla chiusura del calciomercato). Udinese e Lecce, sono solo due esempi, ma in serie A ormai i calciatori italiani, sono nettamente meno della metà, anche squadre che lottano per il vertice come il Milan, sono formate da quasi solo giocatori non italiani, stesso discorso per il Como milionario, giocatori titolati, come Sergi Roberto, una vita al Barcellona, ma che sta perdendo sempre piu’ la suà identita’ di squadra italiana, in favore di una compagine ormai di fatto internazionale, anzi i pochi giocatori italiani sono stati ceduti, o in procinto di esserlo come l’attaccante Cutrone, alla fine del mercato gli unici italiani presenti nel gruppo prima squadra del Como potrebbe essere, il difensore centrale Dossena, lo storico attaccante Gabrielloni, ed Edoardo Goladaniga. Pero’ certo , quello che conta per chi investe il proprio denaro, e per i tifosi sono i risultati, e questi sono dalla loro parte indubbiamente. Un tempo c’era lo slogan sulla serie b ” il campionato degli italiani” , ed è proprio vero ed attuale. Io che sono figlio degli anni ’70 e ricordo i leggendari campionati degli anni 80′ con la serie A a 16 squadre e al massimo due stranieri in rosa poi tutti italiani, provo profonda nostalgia: certo scandagliare i mercati globali del calcio e scovare nuovi talenti, è indubbiamente una sfida avvincente, che puo’ regalare enormi soddisfazioni, ma non riesco piu’ ad affezionarmi a questi calciatori, ad immedesimarmi in loro, come da bambino potevo fare con Ramon Diaz, o con Arcadio Spinozzi, giusto per citarne due (mi è venuto in mente il campionato di Serie A 1983/84), o Bruno Giordano, o Fabio Brini, o Stefano Tacconi, e a questo punto i ricordi si susseguono e si aprono i cassetti della memoria con le esperienze personali vissute, come gli stadi sempre pieni fino all’inverosimile, dove era una festa domenicale per tutti. Mi piacerebbe capire , come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto, i calciatori stranieri che compongono le rose delle squadre di serie A, sono piu’ bravi dei ragazzi della scuola italiana? Certo i risultati ultimi della Nazionale, qualche domanda potrebbero anche porla! Resta il fatto che tifosi lo saremo sempre e continueremo a sostenere le nostra squadre del cuore, indipendentemente da chi indossa la nostra maglia, noi chiediamo solo, sacrificio, sudore, attaccamento alla maglia, rispetto per i nostri colori, indipendentemente dall’origine di chi le indossa, però, mi ripeto , e questa è sola la mia e semplice opinione, ma avendo vissuto un calcio molto romantico, dove il senso di appartenenza era molto forte, non riesco a provare le stesse emozioni, che mi regalavano i miei beniamini in passato.

Il mondo è certo cambiato, e i ragazzi i giovani tifosi, i me attuali, sono abituati anche , alla realtà in cui vivono, a scuola, nelle amicizie, a confrontarsi, con ragazzi provenienti da ognidove, quindi probabilmente non fanno piu’ di tanto caso se nella loro squadra del cuore , la presenza di italiani e’ cosi’ ridotta, l ‘importante è quello che esprimono in campo, e il modo in cui onorano la divisa che indossano.

Viviamo l’era della globalizzazione anche nel mondo del pallone, ma non siamo in grado di tenerci i nostri migliori talenti, che a 18 anni come Leoni, emigrano verso l’eldorado del pallone: negli anni ’80 il campionato italiano era il piu’ ambito del mondo: c’erano Maradona, Rummenigge, Zico , Platini , Socrates, Falcao, i calciatori migliori al mondo, adesso siamo retrocessi in quarta quinta posizione in Europa, su questo tema si dibatte da anni, ma soluzioni concrete non se ne vedono, il grosso dei nostri stadi sono obsoleti, in questi ultimi anni, molte società hanno presentato progetti avveniristici, di ammodernamento o costruzione di nuovi impianti, ma quasi nessuno riesce ad andare in porto (se non in previsione di manifestazioni come ad esempio gli Europei del 2032), in Inghilterra , invece, ad esempio, c’è un rinnovamento costante, con stadi modernissimi, sicuri e all’avanguardia, come mai?

E’ una bella domanda , questa con cui vi lascio, con l’auspicio (da inguaribile ottimista quale sono) che si trovi una soluzione , che possa far tornare il calcio italiano, ai livelli in cui l’ ho conosciuto io da bambino, dove il calciatore nel pieno della sua carriera ci preferisce ad altri tornei, è non decide di venire da noi a fine carriera ultra trentenne, a guadagnare gli ultimi soldi prima di terminare la carriera( Modric?lui compirà tra poco 40 anni in verità).

Le regole del gioco

La Covisoc : Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche è un organo interno alla FIGC. Istituita dall’art.78 del NOIF( Norme Organizzative Interne Federali), il compito della Commissione è di monitorare la situazione economico-finanziaria delle società calcistiche ai sensi della legge n.91/1981 con poteri consultivo, di proposta e di controllo.

Il suo ruolo è fondamentale per il rispetto dei parametri minimi essenziali per poter disputare i campionati professionistici, è loro il giudizio in estate, sull’ammissibilità o meno, all’iscrizione al campionato delle società, vigilare sul pagamento degli stipendi, dei contributi, e delle altre scadenze finanziarie obbligatorie.

Tuttavia, l’enorme mole di lavoro svolto in estate, non sempre è sufficiente e negli ultimi anni, vuoi le difficili condizioni economiche, vuoi le frizioni fra i soci di maggioranza, si rilevano grosse difficoltà anche nel corso della stagione. Mai come quest’anno, ci sono tante società in grossa difficoltà, che rischiano di vedersi escluse dai campionati di competenza, che si avviano alla propria conclusione per altro(circa 10 partite rimanenti).

Società, che avevano difficoltà anche qualche mese fa sicuramente, la cui iscrizione , rischia pero’ di falsare la regolarità della stagione. Nel girone c della serie C, abbiamo 2 società in piena crisi: il Taranto, che a forza di punti di penalizzazione per le mancate adempienze, si trova a -6 punti in classifica e la Turris, per lo stesso motivo a 6 punti in classifica. Il Taranto per altro ha da tempo, mollato gli ormeggi, a gennaio per racimolare qualche soldo ha venduto tutti i giocatori dai quali poteva ricavare un po’ di soldi, come ad esempio il centravanti Gianmarco Zigoni, e da allora schiera un nugolo di volenterosi ragazzini chiamati ad onorare la maglia, ma tutto sommato anche a fare esperienza tra i professionisti. Nell’ultimo turno ad esempio la squadra pugliese è stata sconfitta per 7 a 0 dal Picerno. La Turris, ha ancora ,invece ,alcuni calciatori importanti in rosa come l’ attaccante Marcello Trotta, nella sua lunga carriera molte annate in serie A e B, oltre ad esperienze all’estero in Inghilterra soprattutto, che ovviamente sta giocando di fatto gratis, visto che il suo contratto per ora non viene onorato. La compagine corallina, cerca di tenere botta nei suoi impegni, con coraggio , ma rimane comunque penultima, come detto con 6 punti, a 19 punti di distanza dalla terzultima, il Messina altra squadra blasonata, anch’essa in grossa crisi finanziaria, e a sua volta a forte rischio di penalizzazione , per ritardi nei pagamenti.

Nel girone B, altra società blasonata la Lucchese, la squadra della bellissima e ricca Lucca, non ha piu’ fondi in cassa, ha fatto notizia, che nell’ultimo turno, non c’erano soldi per poter portare la squadra a giocare in trasferta a Sestri Levante, quindi la trasferta è stata pagata da un ristorante che ha noleggiato un torpedone, per consentire alla squadra di recarsi a giocare la partita. Il calciatori della Lucchese non percepiscono lo stipendio da ottobre.

Prima di dilungarci, su discorsi di carattere generale, va capito, che i campionati rischiano, chiaramente di essere falsati, la Covisoc, si pronuncerà a breve su queste situazioni, c’è i rischio che alcune squadre possano essere escluse, da subito dai rispettivi campionati nonostante ,come detto, si stiano indirizzando verso la loro conclusione, se accadesse , verrebbero annullate tutte le partite disputate da dette società, con la conseguenza, che chi aveva conquistato punti sul campo contro di loro, vedrebbe la loro classifica decurtata di tali punti, stravolgendo a poche giornate dal termine le posizioni. Ad esempio, un grande beneficio lo avrebbe l’Avellino , al secondo posto nel girone c della Serie C, che nel girone di andata ha perso in casa contro il Taranto, quindi non avrebbe decurtazioni, al contrario di tutte le altre squadre che lo hanno battuto anche sonoramente.

Campionati letteralmente FALSATI , è veramente vergognoso, non si deve arrivare a questo, l’auspicio è che cambino le regole, se una società è ammessa ad iscriversi al campionato, deve avere comunque le risorse per portare a termine il torneo.

Se la serie C, non è in grado di sostenere più nemmeno 60 squadre, l’organico deve essere ridotto, va rivisto un po’ tutto il sistema, in serie A, ci sono talmente tanti impegni, che si rende difficoltoso, anche ipotizzare con certezza la data di un incontro da recuperare, ci sono sempre piu’ infortuni, sempre piu’ partite ,che rischiano di far scemare l’interesse per molte di esse ,fino a 30 anni fa c’erano fra serie C1 e C2 108 squadre, ora sono meno della metà, ma evidentemente sono ancora troppe. Una soluzione, che già è stata adottata, è quella dell’ingresso delle cosiddette squadre B , delle società più blasonate, come Atalanta, Milan e Juventus, alle quali potrebbe aggiungersi a breve l’Internazionale. Per altro per adesso, tutte formazioni del nord Italia, al di la di questo, a mio modo di vedere una riforma complessiva dei campionati va studiata, perche’ siamo davvero vicini al limite. Il mio auspicio, sarebbe che tali compagini di serie C, trovino in qualche modo le risorse necessarie, per concludere i campionati, rimandando le soluzioni dei propri problemi economici a fine anno, dando cosi la possibilità di concludere i tornei con una sorta di “correttezza” ( relativa ovviamente, visto il disimpegno di talune squadre), e dando cosi’ la possibilità a tanti calciatori coinvolti, di non essere ulteriormente penalizzati, oltre che dal ritardo dei pagamenti degli stipendi, dandogli ,così, la possibilità tecnica di mettersi comunque in luce, in vista della prossima stagione calcistica e per il proseguo della loro carriera.

Libri & Palloni(5)

Cari lettori, dopo un po’ di tempo torna la rubrica libri & palloni, questa volta il mio consiglio letterario va su “COBRA” , un libro che ho letto circa 8 anni fa nel 2016, uscito nelle librerie nel 2015 ed edito Lit Edizioni srl.

Cobra, come i meno giovani ricorderanno, era il soprannome di un grandissimo goleador , potremmo dire di provincia (ma in senso positivo, non per sminuirlo) attivo tra i professionisti dai primi anni ’80 fino al 2000, anno in cui appese le scarpe con i tacchetti al famoso chiodo. Stiamo parlando di Sandro Tovalieri il “Cobra”.

Sandro Tovalieri nasce nel 1965 a Pomezia , cresce nelle giovanili della Roma, bomber della primavera forma una grande coppia con l’altro attaccante Fabrizio Provitali: giovanissimo viene dato in prestito in serie B , prima al Pescara e poi all’Arezzo, realizzando in due stagioni 20 gol in 69 partite , che gli valgono il ritorno alla Roma in prima squadra all’età di soli 20 anni; è la Roma dei compianti Sven Goran Eriksson e Roberto Clagluna ,l’anno successivo (1986/87) è sempre in serie A con l’Avellino, dove ho la fortuna di poterlo ammirare dal vivo in varie occasioni, e vederlo segnare il gol decisivo contro la sua ex squadra appunto la Roma. Successivamente la sua carriera continuera’ sempre tra professionisti fra serie A e C1, giocando di nuovo nell’Arezzo, poi Bari Ancona, Atalanta, Reggiana , Perugia , Ternana, Cagliari e Sampdoria, terminando la carriera a 35 anni a Reggio Emilia come detto nel 2000.

Per lui in serie A 150 presenze e 48 reti!

Il Libro si sofferma sulla carriere di Sandro Tovalieri, sulle emozioni provate nella singole piazze, sull’affetto e il calore del pubblico, con stadi sempre pieni, anche quelli di provincia: è un epoca molto diversa, rispetto al panorama calcistico attuale, è un calcio piu’ vero, meno scontato che ti sa regalare emozioni infinite, di cui ho molta nostalgia. Non c’erano coperture televisive globali, per conoscere e studiare gli avversari , venivano inviati i cd osservatori, a visionare le squadre che si sarebbero incontrate, lo stadio era l’unico posto dove poter vedere la partita in tempo reale e la domenica pomeriggio tutti davanti alla tv alle 18,30 per 90esimo minuto.

Molta attenzione viene data all’esperienza del calciatore a Bari, dove rimase 3 anni, e viene considerata la piu’ importante della sua carriera, due anni in serie b, e l’ultimo in serie A, dove con il tecnico Giuseppe Materazzi realizza 17 gol in campionato, suo record nella massima divisione nazionale, formando una coppia formidabile con il riminese Igor Protti.

Il libro, dedica , una fetta importante alla sua famiglia ai figli Ilaria e Simone, ed in particolare alla moglie Laura, che purtroppo perderà per un male incurabile.

Nel complesso un libro che mi sento di consigliare, in particolare, per quelli della mia generazione, che hanno avuto la possibiltà di vivere il calcio di quel periodo nel quale Sandro Tovalieri, ha saputo egregiamente ritagliarsi un ruolo da protagonista per 18 lunghi ininterrotti anni dal 1982 al 2000, un tuffo nel passato e nei ricordi , di un periodo che ricordo , come varie volte ho sottolineato, anche in articoli precedenti, con grande nostalgia e che sempre piu’ irrimediabilmente si allontana dal calcio attuale.

DECENNALE

Eh si! Era oramai il lontano 27 ottobre 2014, quando aprii, questo mio personale spazio http://www.ilsantonenelpallone.com , sono passati 10 anni, e sono ancora qui, abbiamo trascorso insieme un periodo lungo: 73 articoli, sono nate nuove rubriche, ho ricevuto visualizzazioni da ogni parte del globo, abbiamo interagito e ho raccolto consigli e critiche costruttive, ho raccontato di me e della mia idea di calcio, e credo continuerò a farlo, spero ancora a lungo !Un grazie a tutti vuoi! A presto!!!

UNA RUOTA CHE GIRA

” ….. una ruota che gira da anni e che mai si fermerà…” questa frase è stata estrapolata dall’ inno ufficiale della Carrarese calcio 1908: il 9 giugno 2024 la squadra della città di Carrara dopo ben 76 anni ha fatto il suo ritorno in serie B. Ci sono volute ben 8 gare di play off, la Carrarese classificatosi terza ( migliore terza dei tre gironi) nel proprio girone ha esordito negli spareggi nei quarti di finale, ed ha eliminato nell’ordine il Perugia, la Juventus Next Generation, il Benevento ed infine in finale Il Vicenza. Gia’ in campionato c’era il sentore che le cose potessero andare bene, soprattutto dopo l’avvicendamento tecnico di gennaio: esonerato mister Alessandro Dal Canto, nonostante la squadra fosse comunque nelle prime posizioni di classifica, precisamente quarta (lo stesso mister Dal Canto, lo scorso anno ,sulla panchina della Carrarese aveva colto un ottimo quarto posto nella stagione regolare, ma nei play off, all ‘esordio al secondo turno era stata eliminato per mano dell’Ancona, con un gol avversario su calcio di rigore, a pochi minuti dal termine dell’incontro) ed ingaggiato mister Antonio Calabro, un passato da calciatore nella primavera della Lazio ai tempi della presidenza di Sergio Cragnotti, ed una buona carriera da calciatore in serie C, con una stagione disputata in serie B nelle file del Castel di Sangro. Come allenatore spicca una stagione in serie B al Carpi, più varie esperienze in serie C, con Francavilla, Catanzaro e Viterbese, le prime due di ottimo livello. A gennaio, con mister Calabro, ci sono anche dei cambiamenti in sede di calciomercato, via l’attaccante Simeri , seppur molto generoso, solo un gol in 20 presenze , via l’esterno di difesa Raimo poco utilizzato, nonostante un ottimo curriculum, piu’ altri giovani poco utilizzati , ma con un colpo da maestro della dirigenza ecco arrivare dalla Triestina l’esperto attaccante Mattia Finotto, un lungo passato tra serie B e C, con maglie di prestigio, come Monza, Spal, Triestina e Cosenza, che si rivelerà determinante per il proseguo della stagione. Con l’avvento di Mister Calabro, la Carrarese cambia completamente marcia: in casa arriveranno solo vittorie nella stagione regolare, in trasferta ci sarà una sola, vera, battuta d’arresto contro la Recanatese dell’ ex Raimo; emblematiche, a mio avviso, tre vittorie in particolare: contro il Sestri Levante, la squadra ligure , nelle cui file militava l’esperto Vasco Regini( ex Sampdoria, Parma, Empoli e Napoli fra le altre) , nella prima parte della stagione , vista la non adeguatezza del proprio impianto di gioco, per giocare in serie C, veniva ospitata allo Stadio dei Marmi- 4 olimpionici azzurri per disputare le gare interne, e nella gara di andata giocata sul neutro di Carrara, ma con la squadra ligure formalmente squadra ospitante, era arrivata per gli uomini di Dal Canto una cocente ed umiliante sconfitta, in una gara di fatto giocata in casa, contro una neopromossa, che non giocava in serie C da molti decenni. Nel girone di ritorno, pareva potesse essere bissata l’umiliazione, perchè il Sestri Levante, questa volta ospite, andava in vantaggio dopo pochi minuti su calcio di rigore, fra l’esaltazione dei sostenitori liguri, da qui in poi ho visto un cambio repentino di gioco e consapevolezza nei propri mezzi, il risultato finale 5 a 1 per la Carrarese è quanto mai eloquente! Stesso discorso per la gare con la Torres di Sassari, classificatasi alla fine al secondo posto con 2 punti di vantaggio sulla Carrarese che durante il campionato è stata rispetto ai sardi più indietro anche di oltre 10 punti, anche con la Torres analogo punteggio 5 a 1 , con vantaggio assicurato negli scontri diretti. Infine la gara con Il Cesena arrivata alla trentesima giornata di campionato , vincitrice a mani basse del campionato, la squadra di mister Domenico Toscano aveva perso solo la gara iniziale ad Olbia, poi una striscia di 28 risultati utili consecutivi (quasi tutte vittorie per altro) con il Cesena la Carrarese si è imposta 3 a 2 , senza dare mai l’impressione di poter essere raggiunta, dopo questo ennesimo trionfo, ho capito, ma è più giusto dire si è avuta la consapevolezza che la squadra di Carrara, poteva battere qualunque avversario! Nei Play off, solo i giovani della Juventus hanno realmente tenuto testa alla Carrarese, l’avversario, ritenuto meno temibile, ha invece impegnato al massimo in giallo-azzurri per il superamento del turno, mettendo in mostra un grande Sekulov, classe 2002, senz’altro destinato a fare grandi cose in futuro. Non hanno invece mai dato l’impressione di poter prevalere le più blasonate Perugia, Benevento e Vicenza, contro di loro la Carrarese, ha dimostrato di essere una SQUADRA VERA, non soltanto un gruppo di grandi uomini e ottimi calciatori, ma si è dimostrata sempre più squadra aldilà delle individualità. Grande merito a chi ha allestito questa squadra, la proprietà attuale non faceva mistero già da anni, della volontà di cercare di fare il grande salto, che mancava dalla seconda metà del 1940, erano presenti gia’ in rosa elementi di grande valore come il capitano Marco Imperiale, l’attaccante Alessandro Capello scuola Bologna ed ex Venezia, i centrocampisti offensivi Manuel Cicconi (un grandissimo calciatore a mio avviso) assolutamente determinante e Riccardo Palmieri, è stata fatta una campagna acquisti sontuosa ma, funzionale. Già detto dell’arrivo determinate a gennaio di Mattia Finotto per lui in campionato 15 presenze e sette gol e nei play off 7 presenze e 3 reti, fra cui quella nella finale di ritorno con il Vicenza. In estate erano arrivati tre grandi difensori: Matteo Di Gennaro reduce dalla vittoria del campionato di serie C con il Salò, Julian Ilanes dall’ Avellino e Mauro Coppolaro che giocava in serie B con il Modena ed ex Brescia, Udinese e Venezia, i tre uniti al capitano Imperiale hanno costituito un baluardo davvero difficile da penetrare, è arrivato l’esterno Zanon che è stato determinante e una autentica sorpresa, reduce dalla retrocessione in serie D con il Sangiuliano city, si è distinto anche per un forte attaccamento alla città. In porta è arrivato dal Lecce Marco Bleve classe 1995 un ragazzo serio che non ha saltato una partita per lui fra campionato e play off 46 partite disputate dall’inizio alla fine, ha ceduto il posto al collega Stefano Mazzini, solo in occasione della gara di Coppa Italia di serie C contro il Pontedera, purtroppo persa in casa quando c’era ancora Dal Canto sulla panchina. Sono arrivati i centrocampisti di qualità come Nicolò Belloni e Leonardo Morosini, entrambi con un lunghissimo passato in serie B (Morosini anche in serie A), altri acquisti determinanti si sono rivelati quelli di Emanuele Zuelli e del bomber Giuseppe Panico proveniente dal Crotone. Tutti determinanti, impossibile citare un MVP della stagione, ricordiamo un grande trascinatore come Nicolas Schiavi autore di un grandissimo gol su punizione a Benevento nella gara di ritorno della semifinale dei Play off, ricordiamo anche il capitano Simone Della Latta; Leonardo Capezzi, calciatore con trascorsi importanti fra Serie A e Serie B, che dopo molti problemi fisici , nel girone di ritorno è salito in cattedra. Infine ricordiamo tutti gli altri che hanno fatto parte di questa storica e leggendaria “Rosa” Davide Grassini, Francesco Cerretelli, Jordan Boli, Elia Maccherini, Alessio Sansaro, Raffaele Cartano, Matteo Sementa e i giovani aggregati alla prima squadra Tomas Tampucci e Tommaso Di Matteo. A questi, va ovviamente aggiunto il Vero dodicesimo uomo , ossia i tifosi, meravigliosi, bellissime le immagini delle trasferte di Benevento e Vicenza, peccato che lo stadio dei marmi nelle ultime gare non sia stato in grado di soddisfare la richiesta di tutti i suoi sostenitori, supporter sempre presenti anche nelle trasferte più remote, come ad esempio quella di Pineto, dove mai hanno fatto sentire sola la squadra, la vera vittoria è loro. Dal 1978 la Carrarese ha giocato ininterrottamente in serie C ( C1 e C2) , con alti e bassi, si sono alternati grandi giocatori e grandi allenatori come Marcello Lippi, Corrado Orrico , Silvio Baldini, Antonio Di Natale, Giampiero Vitali, Raimondo Ponte e Marco Baroni per citarne alcuni, e grandi presidenti/ proprietari , impossibile non citare Gianluigi Buffon, adesso un nuovo percorso con la seconda serie nazionale che torna a Carrara dopo 76 anni; guardavo , proprio oggi ,la nuova composizione dei 3 gironi di serie C, e mi ha fatto effetto non vedere la Carrarese visto che è stata una presenza costante negli ultimi 46 anni, ma è la certezza che il sogno giallo-azzurro è realtà!

A Silvio

Non ho , certo, la presunzione di erigermi a poeta, ne intendo far rivoltare nella tomba Giacomo Leopardi, ma , nonostante questa premessa, oggi mi sento di scrivere cosi’….

Silvio ricordi ancora il tempo della tua vita terrena

che credevo immortale

quando i tuoi occhi si illuminavano

e i tuoi sogni e le tue visioni

diventavano realtà…

Ho pensato molto in questi giorni, devo dirvi che la notizia appresa solo lunedì scorso, mi ha realmente scioccato, ero convinto che il Presidente fosse davvero indistruttibile ed immortale, e che sarebbe sopravvissuto a tutti, che c’è l’avrebbe fatta anche questa volta, che per lui si sarebbe fatta un eccezione.

L’ “ode” che ho scritto sintetizza al massimo, ciò che per me rappresentava e l’idea che avevo io di Lui: visione forse da molti condivisa o forse no, ma di certo ogni italiano sia in modo diretto che indiretto in qualche modo è stato influenzato dalla sua persona.

Primi anni ’80 , ero un bambino che frequentava le scuole elementari, le reti televisive commerciali nate da pochi anni, regalarono ai bambini della mia generazione un programma contenitore ” Bim Bum Bam”, condotto dal poco più che 20enne ed esordiente Paolo Bonolis, che ci donarono ore di spensieratezza nei pomeriggi dopo la scuola. Programma diventato “cult” o iconico come forse oggi è solito dirsi, nel quale abbiamo potuto vedere i piu’ bei cartoni animati, che ci hanno accompagnato per tutta la nostra giovinezza, come non ricordare ad esempio tutta la saga di Holly & Benji.

Nel 1983 la rete ammiraglia ,della allora Fininvest, Canale 5, trasmise un evento calcistico organizzato in Italia e voluto proprio da Silvio Berlusconi, il Mundialito per clubs, manifestazione che mi affascino’ moltissimo (acquistai anche il gioco da tavolo che tuttora posseggo), era questa la seconda edizione: la prima si era disputata in Uruguay due anni prima, anche questa trasmessa sulle reti Fininvest. La manifestazione , vedeva la partecipazione di squadre di calcio, che avessero nella loro bacheca almeno una Coppa Intercontinentale: parteciparono Inter, Milan, Flamengo , Penarol e al posto dell’ Ajax che rinuncio’, il vuoto venne colmato dalla Juventus, che al tempo però, non aveva ancora vinto alcuna coppa Intercontinentale (ci sarebbe riuscita due anni piu’ tardi contro l’Argentinos Junior). Juventus, che si aggiudico’ il torneo che si svolse tra giugno e luglio del 1983 e riscosse molto successo mediatico, in occasione di quell’evento sportivo, sentii parlare per la prima volta di Silvio Berlusconi, avevo 8 anni.

Nel febbraio del 1986, la notizia della sua acquisizione del Milan dall’imprenditore milanese Giuseppe Farina. Ricordiamo che nei 4 campionati precedenti il Milan ne aveva vissuti due in Serie B, gli unici della sua storia, il primo in seguito alle vicissitudini del calcio scommesse, il secondo dopo una retrocessione sul campo nel 1982, quindi era un Milan nel peggior periodo della sua leggendaria esistenza. Leggendarie , rimarranno nella nostra mente le immagini del Cavaliere che arrivava in elicottero a Milanello, un segno di rottura, a cui non eravamo abituati, destinato a cambiare gli scenari e gli equilibri usuali.

Un “self made man” citando uno slogan , molto in voga al tempo, ma che calza a pennello per quella che è stata tutta la vita terrena del presidente.

Nel primo vero anno di Silvio Berlusconi al Milan, cominciarono ad essere gettate le basi per i successi che tutti conosciamo i famosi 29 trofei in 31 anni, che ne fanno il Presidente più vincente. Piu’ vincente di cosa? della storia del Milan? del calcio italiano? del calcio mondiale? I record esistono per essere battuti, l ho sempre sostenuto, quello che resta è questa incredibile scia di vittorie, che per chi come me, pur non essendo tifoso del Milan, ma essendo tifoso del bello del calcio, non puo’ che rimanere strabiliato e riconoscente per cio’ che ha potuto vedere e vivere.

Tornando al 1986, in panchina venne riconfermato il “barone” Nils Liedholm, svedese che da calciatore aveva fatto parte del cd “Grande Milan” , quindi anche beniamino, del giovane Silvio Berlusconi, che da ragazzino seguiva il Milan accompagnato allo stadio San Siro da papa’ Luigi. Quella estate, arrivarono i primi acquisti della nuova era che gettarono le fondamenta della squadra degli invincibili: infatti arrivo’ dall’ Atalanta a suon di miliardi Roberto Donadoni, che aveva fatto benissimo nelle annate precedenti in serie A, venne acquistato Daniele Massaro dalla Fiorentina che, sarebbe stato assoluto protagonista anche in una finale di Coppa dei Campioni, arrivo’ Dario Bonetti che completo’ il reparto difensivo, in porta ecco Giovanni Galli allora portiere titolare della Nazionale di calcio, che lascio’ la Fiorentina dopo 10 anni di militanza consecutiva ed infine il bomber Giuseppe”nanu” Galderisi. La stagione in se, non ando’ in verità particolarmente bene, tanto è che dopo la 25esima giornata Nils Liedholm venne esonerato, in seguito ad una serie di risultati negativi fatale al tecnico svedese fu la sconfitta del 5 aprile 1987 in trasferta contro l’Avellino , allo stadio Partenio i padroni di casa si imposero per 2 a 1 con le reti di Angelo Alessio e Sandro Tovalieri, per il Milan accorcio’ le distanze Mauro Tassotti. In panchina ,gli subentro’, il suo vice Fabio Capello, che riuscì a conquistare l’accesso alla coppa Uefa per l’anno successivo grazie allo spareggio vinto per 1-0 con la Sampdoria e disputato sul neutro di Torino (stadio Comunale) , dopo una partita molto tirata, fu il primo traguardo raggiunto dalla nuova proprietà. Ricordo quella partita, trasmessa in diretta dalla Rai, venne decisa nei tempi supplementari da Daniele Massaro.

Dopo quel match, molti, io per primo, pensavamo ad una conferma di Fabio Capello sulla panchina (ma evidentemente i tempi per il cavaliere non erano ancora maturi) , invece venne fuori un colpo a sorpresa, il primo colpo di genio in ambito calcistico, arrivo’ dalla serie b un tecnico romagnolo di Fusignano che strego’ Silvio Berlusconi che ne intui’ carisma e potenzialità: Arrigo Sacchi. Il Cavaliere ebbe modo di testare il mister di Fusignano, che con il suo Parma si contrappose al Milan, per due volte in Coppa Italia nella stagione 1986/87, dapprima nella fase a gironi che al tempo si svolgeva tra agosto e settembre e negli ottavi finale, questi episodi vengono raccontati dallo stesso Arrigo Sacchi nel suo libro autobiografico “Calcio Totale”, che è stato protagonista dell’articolo del 19 marzo 2020 nella rubrica Libri& Palloni.

Il resto è leggenda, con l’arrivo di Sacchi e del trio di olandesi che conquisto’ nel 1988 il primo trofeo dell’era Berlusconi lo scudetto che diede il la’ a tutte le altre vittorie in campo nazionale, europeo e mondiale.

Ultimo aneddoto ,quelli della mia età lo ricorderanno senz’altro, l’innamoramento calcistico del cavaliere per tale calciatore argentino Borghi, che dalla stagione 1988/89 con l’introduzione del terzo staniero per squadra avrebbe dovuto affiancare Marco Van Basten e Ruud Gullit, invece Arrigo Sacchi spingeva per l’acquisto di Frank Rijkaard. Claudio Borghi era giunto alla ribalta giovanissimo, nella già citata finale della Coppa Intercontinentale del 1985 la prima vista dalla Juventus, dove gioco’ una strepitosa gara con la maglia dell’ Argentinos Junior, colpi’ anche Silvio Berlusconi che decise di portarlo nel suo Milan nel 1988, dopo averlo testato l’anno precedente nella terza ed ultima edizione del Mundialito per clubs. Come è andata lo sappiamo tutti, Il Milan prese il terzo olandese, Borghi venne prestato al Como, dove gioco’ poco senza lasciare rimpianti e senza mai incidere, di lui se ne persero velocemente le tracce: era stato acquistato per 5 miliardi di lire e per questo il Cavaliere è stato ,per molti anni a venire ,sbeffeggiato per il caso di Claudio Borghi, senz’altro un intuizione poco felice!

L’ultima intuizione del Cavaliere, molto recente e datata 2022, Berlusconi dopo aver portato per la prima volta nella sua storia il Monza in serie A, preso in Serie C 4 anni prima, vede la squadra arrancare dopo 6 giornate all’ultimo posto in classifica con 1 punto in 6 partite 3 gol fatti e 14 subiti. Capisce che per evitare di vanificare gli sforzi degli anni precedenti, deve prendere in mano la situazione, e senza pensarci su decide per l’esonero di Giovanni Stroppa, uno dei suoi fedelissimi nel Milan e tecnico della prima storica promozione in Serie A, promuovendo dal settore giovanile Raffaele Palladino, in passato ottimo calciatore, ma senza esperienza come allenatore dei grandi. Questa scelta voluta fortemente dal Presidente Silvio Berlusconi si rivela quanto mai azzeccata, il Monza all’ esordio di Palladino batte la Juventus e da via ad una incredibile serie di risultati positivi e a vittorie eccellenti, che porterà a posizionarsi , a fine torneo, nella tanta auspicata dal Presidente, colonna di sinistra della classifica!
Silvio Berlusconi non c’è più ma i suoi insegnamenti, la sua ironia, le sue intuizioni, la sua creatività, le sue visioni, ciò che ha realizzato restano presenti in noi (in tutti noi ne sono certo) e continueranno ad accompagnarci!

L’Italia s’è desta

Il 12 maggio 2019 scrissi l’articolo ” English Style” , solo quattro anni fa le 4 finaliste delle coppe europee (allora non c’era ancora la Conference) erano tutte squadre inglesi. Quattro anni dopo le cose sono radicalmente ed incredibilmente ,aggiungerei, cambiate. Lo scorso anno innanzitutto la Roma ha trionfato nella neonata Conference League, interrompendo un digiuno che durava dal 2010 dalla vittoria dell’Inter di Mourinho in Champions. Quest’anno nella competizione piu’ importante abbiamo avuto un euroderby, Milan – Inter, già disputato 20 anni fa.

Ecco il programma delle finali di quest’anno:

Champions League 10 giugno 2023 a Istambul Manchester City-Internazionale

Europa League 31 maggio 2023 a Budapest Roma-Siviglia

Conference League 7 giugno 2023 a Praga Fiorentina-West Ham .

Una squadra italiana in finale in tutte e tre le competizioni, con la possibilità di una storica tripletta.

Un risultato eccezionale, che ribalta completamente le argomentazioni, di cui abbiamo trattato in passato, circa la crisi del calcio italiano a livello europeo. Si tratta di un vero e proprio, risveglio: un rinascimento del pallone nostrano, certo dovremo capire se ci sarà continuità nel prossimo futuro, ma nel frattempo ci godiamo questi risultati per altro pienamente meritati. Il divario con squadre spagnole e inglesi, sul piano economico, e delle strutture resta inalterato, non ci sono stati cambiamenti sostanziali. La differenza , a mio avviso, è data dalla bravura dei nostri dirigenti, che hanno saputo mettere a frutto, anche le difficoltà reali incontrate nel corso degli anni, per trovare soluzioni adeguate per superarle, per colmare nel miglior modo possibile le lacune, non avendo possibilità economiche e potere d’acquisto paragonabile a quello di altre squadre. Come esempio, vediamo le finaliste della Coppa dei Campioni la squadra inglese lo scorso anno ha acquistato il suo regista Grealish dall’Aston Villa pagandolo circa 100 mln di sterline pari a 117 mln di euro, quest’anno ha invece ingaggiato il piu’ forte centravanti del momento Haaland dal Borussia Dortmund per 75 mln di euro e puo’ permettersi di pagare uno stipendio al formidabile bomber norvegese di 30 mln di euro a stagione. La squadra italiana invece ha dovuto ricorrere a due prestiti, per dare a Simone Inzaghi il centrale difensivo titolare Acerbi, preso in prestito gratuito dalla Lazio, e il centravanti Romelu Lukaku venduto due anni fa per oltre 90 mln di euro, e riaccolto dopo un anno per appena 8 mln in prestito secco. L’inter, è una società con gravi problemi economici, nonostante cio’ ha vinto la coppa Italia, è attualmente terza in campionato ed è in finale di Coppa dei Campioni.

Un dato ulteriore, che deve comunque fare riflettere, è che tutte e tre le squadre italiane finaliste delle tre competizioni, sono di proprietà non italiana. Mi domando, è forse questo il sistema per rimanere competitivi per il futuro? Inter proprietà cinese, Roma proprietà statunitense pura, Fiorentina proprietà statunitense con il suo proprietario Rocco Commisso che è un emigrante calabrese che ha fatto fortuna negli USA. Proprietari appassionati di sport, ma ,anche, interessati al business che vedono il calcio come importante veicolo promozionale per le altre loro attività: attualmente la realtà predominante è questa, vediamo anche altre società già in mano straniera lo Spezia impegnato nella lotto per la permanenza in serie A e il Parma invece che attualmente sta disputando i play-off per tornare in massima serie hanno entrambe proprietari statunitensi. Fanno eccezione le prime due della classe in serie A il Napoli di Aurelio De Laurentiis e la Lazio di Claudio Lotito.

Non ci resta che attendere l’esito delle tre finali, mettendo da parte simpatie ed antipatie, sperando in una bella tripletta di vittorie, delle quali beneficeremo un po’ tuttti, in modo che da questo risveglio si possa generare una nuova stagione di successi, un Italian Style , o meglio Stile Italiano di cui essere tutti orgogliosi!

Falso d’autore

Qualche mese fa, sulla nota emittente televisiva a pagamento Sky, è andata in onda una serie tv , “Il grande gioco” incentrata sul gioco del calcio , in particolare sul mondo degli agenti di calciatori e sul loro ruolo sempre piu’ predominante sulle dinamiche , innazitutto economiche, ma che poi si riflettono anche su quelle sportive. Tale serie tv ruotava sulla figura di Corso Manni ,interpretato dall’attore Francesco Montanari, e sulle sue vicende dapprima sospeso dall’albo dei procuratori sportivi per illeciti sportivi, poi scagionato e riammesso ad operare nella piena legalità. Forse , molti di voi, appassionati miei lettori amanti come me del giuoco del calcio, l’avranno vista ed apprezzata e si saranno immedesimati nelle vicende trattate. Per quanto mi riguarda, ricordero’ questa fiction, non per i contenuti, ma per un incredibile COINCIDENZA(?) :come molti di voi che l’anno guardata, mi accingevo a gustarmela con curiosità ed aspettative, anche perchè molti di voi sanno del mio passato di Agente FIFA, o che dir si voglia Procuratore di calciatori professionisti, sono stato iscritto all’albo degli agenti di calciatori professionisti presso la FIGC ed abilitato ad operare a livello mondiale per l’appunto Agente FIFA dal settembre del 2007 all’aprile del 2021, ma di questo ho ampiamente scritto in passato qui su http://www.ilsantonenelpallone.com .qui di sotto vi mostro (ancora una volta) la mia tessera di Agente di calciatori, che mi venne recapitata nel giugno del 2008 la mia tessera n. 730!

Comprenderete, bene, allora, il mio grande stupore quando nella prima puntata della serie tv, in seguito ad una perquisizione dell’autorità giudiziaria nell’agenzia del procuratore, appunto questi deve restituire la sua tessera: la sua tessera nella fiction o serie tv che di si voglia, perchè in realtà è la mia tessera n. 730!! seppur con la foto dell’attore che interpreta l’agente con il nome di fantasia adottato nella serie appunto Corso Manni. Qui di sotto, vi mostro una delle numerose immagini, della mia tessera vera, ad arte taroccata ed utilizzata nella fiction.

Per altro, capirete che vedere la mia tessera associata ad un procuratore indagato e sospeso per illeciti sportivi, non mi ha fatto granchè piacere (anche se poi nel seguito della fiction la sua posizione verrà chiarita).

Non si tratta dell’unica coincidenza, chiamiamola così, uno dei protagonisti delle serie , interpretato da Giancarlo Giannini a sua volta capo di un Agenzia di calciatori, si chiama Dino , proprio come me! In un fotogramma , sempre della prima puntata viene inquadrato il suo biglietto della finale dei mondiali di calcio del 2006 in Germania ed è quasi identico al mio, stesso ingresso , stesso numero di poltroncina, 6 file piu’ sopra. Qui vi mostro il mio:

Come forse, saprete, nonostante fossi in possesso del biglietto della finale, ottenuto tramite accredito FIGC, dovetti rinunciare a recarmi a Berlino, perche’ nei giorni immediatamente successivi avevo la discussione della mia tesi di Laurea in Giurisprudenza a Siena, di questa rinuncia dolorosissima per anni non sono riuscito a parlarne, è il rimpianto calcistico piu’ grande che ho e mi porterò dietro, credo, per sempre! Comunque a questo(triste) episodio ho dedicato un articolo scritto il 3 aprile 2020, parlandone per la prima volta a distanza di circa 14 anni.

Ho impiegato, molto tempo per metabolizzare, quanto visto in questa serie Tv, per questo , ho impiegato molti mesi prima di scrivere questo articolo, a tuttora mi interrogo, se essere piu’ sbigottito , oppure essere in un certo qual senso onorato, che fra tanti sia stata usata proprio la mia tessera per il protagonista , certo prenderne una neutra con un numero anche quello di fantasia, probabilmente sarebbe stato piu’ consono, oppure se qualcuno mi avesse avvertito della cosa, sarebbe stato altrettanto consono, invece di scoprirlo cosi’ inaspettatamente! Sarei anche curioso di sapere con che criterio è stata scelta la mia tessera n. 730, chissà se avro’ mai modo di saperlo, restano comunque queste strane e particolari coincidenze, e rimarrà per me sempre indelebile lo stupore e tutto il miscuglio di emozioni sùbito seguite nel vedere in tv la tessera , seppur con un nominativo diverso dall’originale, che tuttora custodisco con grande orgoglio!

Sfumature d’azzurro

La sosta per Nazionale, cade a fagiuolo per fare il punto sulla stagione in corso. Arrivati alla ventisettesima giornata in Serie A c’è una padrona indiscussa il Napoli. Da settimane la vittoria del titolo non pare più in discussione, sono attualmente 19 i punti di distacco sulla Lazio, e si cominciano a fare calcoli su con quante giornate d’ anticipo si potrà festeggiare il terzo scudetto, il primo del dopo Maradona. Sembra incredibile ma è realtà, il Napoli di Spalletti che anche lo scorso anno era andato vicino al successo, arenandosi nell ultimo mese di campionato, quest’anno dopo aver congedato le sue bandiere : Insigne, Koulibaly e Mertens, non ha mai avuto rivali ed impressiona la facilità con la quale riesce ad imporsi tanto in casa quanto in trasferta. Grande merito a staff tecnico e manageriale per aver trovato calciatori sconosciuti al grande pubblico, ma che si sono rivelati dei fenomeni come Kvaratskhelia georgiano, dal cognome difficilmente pronunciabile, che sta strabiliando tutti, tanto che i paragoni si sprecano, andando a scomodare perfino il più grande cui è intitolato lo stesso stadio di Napoli. Sfumature di azzurro “ come o’ cielo e o mare di sta città “ cantava Nino D’Angelo negli anni “80 .

Sfumature di un colore più intenso, celeste per l’appunto, per celebrare la secondo forza della serie A, la Lazio del Comandante Sarri , due derby vinti in stagione e l’unica squadra che è riuscita a vincere in trasferta contro la capolista Napoli. A Roma è Lazio mania, nonostante la lunga assenza del bomber e capitano Ciro Immobile, la squadra è seconda in classifica con un vantaggio di 5 punti sulla quinta in i cugini della Roma. I bianco-celesti, pur deludenti in Conference League, eliminati agli ottavi di finale dall’ Az Alkmar, negli appuntamenti che contano in campionato non tradiscono, anzi sono oramai la seconda forza di un campionato sempre più a tinte colorate d’azzurro!

Speriamo sia di buon auspicio, anche per gli azzurri di Roberto Mancini impegnati nel doppio confronto di qualificazione per Euro 2024 contro Inghilterra e Malta, dove ci sarà da difendere il titolo di Campioni d’Europa!

Le due stagioni

Le due stagioni, è un titolo un po’ provocatorio, che ho voluto dare a questo nuovo articolo, per sottolineare l’anomalia di questa stagione sportiva: negli ultimi tempi, ci siamo abituati a stagioni , comunque anomale, basti pensare alla stagione 2019/20 interrotta a febbraio a causa del Covid, con la Lazio lanciatissima verso lo scudetto numero tre della sua storia, salvo poi, dopo vari mesi di interruzione, farsi recuperare e sciogliersi come neve al sole estivo dove si è giocato per terminare la stagione con gare ravvicinate e senza l’ausilio del pubblico, od anche alla stagione successiva giocata quasi sempre a porte chiuse sempre causa pandemia.

Questa stagione è di fatto divisa in due, la prima che si concluderà fra qualche giorno, è iniziata molto presto per i canoni tradizionali italici (ma oramai ci stiamo abituando ai cambiamenti anche nei campi dove le tradizioni erano piu’ forti) addirittura il 13 agosto, e praticamente non ha incontrato pause, se non per la Nation’s league, soprattutto per le squadre piu’ blasonate, non ci sono state soste, con gare ogni tre giorni, infatti in questo lasso di tempo oltre al campionato e la coppa Italia, si sono giocate le 6 gare delle fasi a gironi delle competizioni europee, togliendo praticamente ogni possibilità di recupero agli atleti, togliendo inoltre la possibilità agli allenatori di preparare le gare con calma e nel migliore dei modi.

Nei prossimi 3 giorni si giocheranno le partite valevoli per la 15esima giornata almeno in serie A, ricordiamo che si fermeranno per la sosta, per lo svolgimento della fase finale del campionato del mondo in Qatar, i campionati di serie A e serie B.

La stagione poi riprenderà il 4 di gennaio, e li’ comincerà di fatto la seconda stagione, che vedrà un ritmo molto serrato di gare che si concluderanno con l’ultima giornata la 38esima in serie A , addirittura il 4 giugno. Di fatto un nuovo campionato, con molte variabili dovute al logorio fisico accumulato dai giocatori che prenderanno parte ai mondiali, e soprattutto ad eventuali infortuni che potrebbero occorrere durante la manifestazione.

Rimanendo focalizzati sul massimo torneo nazionale , la prima parte della stagione è stata dominata dal Napoli di Luciano Spalletti, che seguendo gli ottimi risultati della scorsa stagione, ha saputo non solo confermarsi, ma addirittura migliorarsi, sostituendo dei mostri sacri quali erano Insigne e Koulibaly, inserendo a loro posto i meno noti Kim, ma soprattutto il georgiano Kvaratskhelia che giocava fino allo scorso anno in una squadra ,la Dinamo Butumi, partecipante al campionato georgiano. L’auspicio, per i tifosi partenopei, è che questa lunga sosta, non faccia perdere alla propria squadra l’incredibile ritmo di successi che sta avendo, attualmente sono 8 i punti di vantaggio sulla Lazio e sul Milan, un margine importantissimo, ma ancora colmabile.

Paradossalmente, in questa strana e particolare stagione, possono essere avvantaggiate le squadre, che hanno da prestare meno giocatori alle nazionali, e che avranno la possibilità di prepararsi al meglio e piu’ a lungo con la rosa quanto piu’ completa per la seconda parte della stagione.

Oramai , come dicevo all’inizio, non deve piu’ sorprenderci nulla, certo, però, questa annata, potrà riservarci indubbiamente, spunti ancora interessanti. Nel complesso, il calcio ci avvolge sempre di piu’; si deve parlare ora anche di calcio globalizzato che non ci lascia piu’ orfani in nessuna parte dell’anno, per buona pace dei piu’ nostalgici (come me!) affezionato ad un calcio diverso: identitario, genuino e per niente social, o come preferisco dire io asocial-network, ma questa è un ‘altra storia…